Negli ultimi anni i risparmiatori hanno vissuto diversi momenti di passione, in un succedersi continuo di tonfi e rimbalzi del mercato. Mai come in questo periodo, occorre essere consapevoli che la paura a breve termine è il fattore più distruttivo per la ricchezza a lungo termine.
Se l’obiettivo è ottenere un ritorno dall’investimento (Roi) (Return on investment) allora conviene imparare anche a controllare il proprio personalissimo ritorno emotivo dall’investimento (Eroi) (Emotional return on investment). Vi sono momenti in cui essere buoni investitori ammonta a niente più di questo. Non è cioè una questione di come si sta comportando il vostro portafoglio titoli (quasi certamente male!), ma di come vi state comportando voi nei confronti di esso. Per semplificare: prendete un normalissimo Etf su qualcuna delle principali piazze d’affari; dal 2004 al 2008 ha perso in media l’1,9 per cento. Quanto ha perso l’investitore medio nello stesso periodo? L’8,2 per cento. Evidentemente il problema non è fuori di noi – i titoli si sa vanno su e giù, e a volte, vanno anche spaventosamente giù – ma dentro di noi. Perché anche posto che si sia stati così razionalmente abili da scegliere i migliori titoli sul mercato, non è detto che si sia anche così emotivamente saggi da riuscire a tenerseli.
Che fare? Per esempio provare a capire che tipo di investitori siete. Conoscere la propria personalità e il vostro “profilo emotivo” potrebbe aiutare a capire cosa è meglio per se stessi e a quali situazioni si è maggiormente vulnerabili. Le nuove affascinanti ricerche di finanza comportamentale mostrano che vi sono tratti della personalità (che una volta diventati adulti restano stabili) associati a precisi stili di investimento e ad altrettanti errori tipici. Per esempio, le personalità socievoli ed emotivamente stabili hanno una maggiore ricchezza netta e migliore ritorno annuale dai propri investimenti. I riflessivi e coscienziosi tendono però a lasciare correre le perdite troppo a lungo. Gli estroversi hanno curiosamente un buon ritorno dagli investimenti durante i periodi di crescita dei mercati ma fanno decisamente peggio nei periodi di contrazione. La sensibilità emotiva agisce invece in direzione esattamente opposta. Le persone più umorali e un pò tristi sembrano difendersi meglio nelle fasi di ribasso dei mercati, ma sono penalizzate da un’eccessiva avversione alle perdite nella fasi di rialzo.
Da circa tre anni gli investitori sono chiamati a compilare il questionario della Mifid sulle loro «conoscenze ed esperienze in campo finanziario», ma nulla viene chiesto e detto loro sulla conoscenza di se stessi come decisori finanziari, cioè dei meccanismo mentali e dei condizionamenti emotivi che determinano le scelte di tutti noi. Vi sono fasi di mercato in cui è questo tipo di ignoranza a causare i danni maggiori.
Conoscersi meglio per investire meglio. “Portare a terra” la finanza comportamentale a beneficio delle scelte di consulenti e risparmiatori significa infatti, anzitutto, prendere atto che quando prendiamo delle decisioni le trappole mentali in cui cadiamo sono ricorrenti, ostinate e sistematiche perché dipendono da come è strutturato il nostro cervello. Dall’avversione alle perdite all’illusione di sapere, dall’eccesso di ottimismo alla familiarità, dall’effetto gregge alla “legge” dei piccoli numeri, dall’overconfidence all’effetto disposizione siamo predisposti a incorrere in errori di valutazione. Non c’è modo migliore di smascherarli che mettendosi alla prova.
Il corso mira a trasferire la teoria in pratica in modo immediato e soprattutto intuitivo, fornendo suggerimenti efficaci perché condivisi e partecipati da tutti attraverso la discussione di casi concreti.
Quanto contano le emozioni in finanza è il corso che approfondisce i temi della finanza comportamentale in modo semplice, pratico, amichevole, fornendo indicazioni pronte per l’uso.
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La giornata di formazione prevede una mattina in cui attraverso due lezioni frontali verranno spiegati i meccanismi cognitivi che si celano dietro le decisioni finanziarie con l’ausilio di immagini del cervello alle prese con guadagni e perdite, con azioni e obbligazioni, con rischio e incertezza e bolle speculative.
Affronteremo quindi il modo in cui l’irrazionalità e le emozioni influenzano sistematicamente, e quindi prevedibilmente, le nostre scelte d’investimento e le principali trappole mentali in cui tutti invariabilmente cadiamo.
Nel pomeriggio vedremo attraverso casi concreti che porteremo in discussione come queste trappole possano essere superate e quindi come imparare a investire meglio e come imparare ad aiutare gli altri a farlo.