Progetti

Nudge e politiche di provata efficacia

Sburocratizzare l'Italia

Come possiamo accertarci che determinati interventi di politica pubblica sortiscano gli effetti desiderati?  Come facciamo a sapere se una “spinta gentile” (nudge) funziona? Cosa ci assicura che una data “architettura della scelta” sia efficace?

Ecco un progetto tutto nuovo – che ha già dato ottima prova di sé nel Regno Unito e recentemente in moti altri paesi grazie soprattutto all’azione del Behavioral Insight Team: la psicoeconomia come guida per formulare ipotesi d’intervento di buon governo e l’evidenza sul campo come controllo.

Questa la ricetta per realizzarlo: primo, fare leva sui processi cognitivi che presiedono alle scelte e alle decisioni del cittadino. Secondo, controllare che gli interventi che ipotizziamo essere incisivi, calati nel mondo, sortiscano l’effetto desiderato. Terzo, in caso affermativo, tradurli in pratica tramite opportuni provvedimenti legislativi.

Dopotutto, chi si sentirebbe tranquillo a prendere una medicina la cui utilità non sia stata rigorosamente provata? Perché dovremmo pensarla in modo diverso rispetto alle politiche pubbliche? Anche quelle influenzano il benessere di milioni di persone e, proprio come per la ricerca clinica e farmaceutica, occorre verificare nei fatti la validità dei tipi di «trattamento» possibili. Il prodotto di questa ricerca applicata saranno politiche basate sull’evidenza e non sulla convenienza di qualcuno. «Prescrizioni di medicinali per la democrazia» li ha definiti Heather Smith, presidente di Rock, un’influente associazione indipendente americana di mobilitazione politica con la missione di dare rappresentanza politica alle nuove generazioni. La definizione è calzante, e non si può negare che di medicinali la nostra democrazia abbia un certo bisogno.

Un approccio, quello comportamentale e sperimentale, semplice e rivoluzionario al tempo stesso, che promette di avvicinare l’economia politica alle altre scienze che “funzionano”. Piccoli, poco costosi, ben congegnati e trasparenti “elementi architettonici” all’interno dei contesti di scelta possono condurre a scelte virtuose a vantaggio della società, in ambiti come la salute e il benessere, l’ambiente e la sostenibilità, le pensioni e i piani di risparmio, la semplificazione della burocrazia, l’educazione e il lavoro, il welfare, il trasporto pubblico e il risparmio energetico.

 

La proposta

Traendo insegnamento dall’esperienza di successo del BITproponiamo al nuovo governo di creare una unità (Italy Be-Have Unit) – snella e modesta nelle dimensioni – presso la Presidenza del Consiglio finalizzata a progettare e validare sulla base dell’evidenza (evidence-based) comportamentale nuove forme d’intervento a basso costo in grado di semplificare la vita dei cittadini e di ridurre significativamente alcune voci di spesa. Gli esperti lavoreranno su di una serie di progetti pilota, coordinati a diversi livelli di governo (nazionale, regionale e comunale), al fine di ottenere dei quick wins per poter in seguito diffondere tali approcci vincenti ad altri contesti.

Metodologia

La metodologia per integrare l’elemento comportamentale alle politiche pubbliche è quella dei celebri randomized controlled trials. Si confronta un gruppo di controllo (per esempio posto di fronte ad una lettera d’ingiunzione di pagamento per una multa non pagata) e un gruppo che ha ricevuto il trattamento (esposto a una lettera d’ingiunzione che ricorda al destinatario che il 90% dei suoi vicini hanno già pagato) e si valuta se l’effetto desiderato (diminuzione di coloro che non pagano le multe) è stato conseguito.

Vantaggi

L’approccio qui auspicato offre un’alternativa efficace e a basso costo rispetto alle tradizionali e costose strategie di regolamentazione. La sua natura soft e basata sull’informazione è facilmente attuabile senza grandi cambiamenti normativi o di sistema della rigida struttura burocratica italiana; e, in ultima analisi, è complementare alla preannunciata modernizzazione delle pubbliche amministrazioni attraverso la digitalizzazione e pratiche collaborative di crowdsourcing/aggregazione di dati e informazioni.

Limiti

Trattandosi per definizione di forme d’intervento sperimentali, la loro efficacia è suscettibile di variare all’interno del Paese, in funzione delle caratteristiche socio-economiche e geografiche. Pur non necessitando importanti risorse, tali interventi presuppongono la collaborazione delle amministrazioni – centrali o locali – interessate. Inoltre, nella misura in cui ambiscono a modificare i comportamenti individuali, i nudges possono essere frettolosamente liquidati come manipolativi e dunque paternalisti.

Interventi allo studio

– Risparmio energetico: formulazione e presentazione delle bollette energetiche al fine di indurre un consumo più responsabile (in cooperazione con l’Autorità per l’Elettricità, il Gas e il consumo idrico)

– Riscossione tributi e altri crediti della Pubblica Amministrazione: riformulazione delle lettere d’ingiunzione al pagamento giocando su meccanismi di pressione sociale

– Pubblica Amministrazione: tagli della spesa tramite interventi mirati a cambiare i comportamenti di consumo di risorse pubbliche

 

Riferimenti

Riforme a prova di Peanuts, IlSole24Ore

Sburocratizzare l’Italia, IlSole24Ore

Nudge all’italiana.10 vie per il cambiamento soft, Wired

“Applying Behavioral Sciences to EU Policy Making”, European Commission JRC Scientific and Policy Report 2013.

Alemanno e A. Spina, Nudging Legally, OECD Report, 2013.

Cass Sunstein, Simpler. The future of Governament, Simon&Schuster, 2013.